Giovanni Carbonara fala sobre conservação e restauro no Brasil




Abaixo, a versão original da entrevista em italiano.

Professore Carbonara, in Brasile io partecipo di un blog di architettura e urbanismo chiamato O THAU DO BLOG legato alla mia università e vorrei fare una domanda sulla nostra situazione quando parliamo di patrimonio culturale e storico e sua la preservazione.

Ok, si. Va bene.

Qual è la tua visione sul patrimonio coloniale e moderno brasiliano e qual è il meglio modo di preservare quando abbiamo tantissime opere nuove, fatte per esempio per il Campionato Mondiale di Calcio di 2014 e anche per altri eventi? 

Guardi, la mia impressione è che il problema sia un problema di carattere generale, non riguarda al patrimonio brasiliano, o italiano o spagnolo, cioè, quando uno se mette di fronte al patrimonio storico è come l’apprezza storicamente, cioè, c’è un problema di riconoscimento del valore del bene, non? Come va giudicato come va dannato. E lo stesso vale per il moderno. 

Il patrimonio ottocentesco, molte volte non? non è riconosciuto come portatore di un valore estetico, sociale, storico non? Quindi, si rischia di trasformarlo, modificarlo per ragioni pratiche. Pesanti interventi di ristrutturazione o ammodernamento, non a vero restauro.

Gli sviluppi teorici sono già stati fatti in sostanza, il problema è oggi di applicarli correttamente, e non è una questione soltanto tecnica ma soprattutto economica e di volontà politica. 

Il problema è quindi secondo me quello di riconoscere il valore storico di questi beni come si fossero documenti in un archivio o anche il loro valore artistico, come se fossero opere d’arte in un museo: riconoscere questi valori e comportarsi di conseguenza.

Cioè, questo riconoscimento, specialmente per la architettura contemporanea, è difficile. E che non è solo un valore pratico, ma un valore anche di memoria, quindi di rispetto per questi beni e qualcosa simile al rispetto, sia per le biblioteche, per gli archivi, per le opere d’arte. Solo per l’architettura l’importanza pratica molte volte viene vista di una maniera un po’ particolare e interferisce, non sempre positivamente, col restauro.

Quindi io credo che, non so, dipenda molto da quello che uno immagina per il futuro, se uno crede che il futuro possa essere costruito anche sul passato, e non facendo tavola rasa non, allora si si se comporta di un certo modo. Io ho visto il problema del grande stadio del…

Maracanã?

Si, che era una bellissima opera che è diventata una cosa che non si capisce cosa sia, oppure anche stazioni ferroviarie, poi ho visto cose completamente diverse, di restauri poveri di grandissimo interesse e costruzioni semplici conservate perché la popolazione riconosce con un valore. Purtroppo l’architettura a rispetto all'arte si mescola confusamente con grandi problemi economici, politici, di soldi, di uso, e allora il riconoscimento, il trattamento rispettoso ai beni culturali è difficile, è ancora più difficile per quanto riguarda l’architettura contemporanea. 

Per quella coloniale, voi riconoscete per come il vostro patrimonio? Direi di si, non?

Si. 

Non è una architettura autoctona che non c’è una… è la vostra storia diciamo non? Sono i fondamenti.

Li sono atteggiamenti di civiltà, cioè, uno, il futuro come vuole costruire? Ci crede che forse dal passato si può imparare? Penso che si.

Il restauro non è fatto esclusivamente per studiosi, eruditi. Esso è fatto per i giovani per lasciare un’eredità più ricca possibile alle future generazioni. Guardare e percorrere una bella e antica architettura è come leggere una poesia, qual è il suo significato? Qual è il significato delle opere antiche o delle opere moderne anche belle, Niemeyer e via dicendo, eh? Questa presenza ha un senso per le vite di oggi e di domani? Questa è la domanda di fondo. Poi tutto il resto viene dopo. Parliamo di valori culturali, spirituali, educativi e formativi, non soltanto economici o pratici.

Mi sembra invece che, a differenza forse del mondo latino, quello anglosassone faccia prevalere atteggiamenti economicistas, sociologizantes, politicamente corretti ecc. Diverso e più delicato è invece, in esso, l’atteggiamento verso os parques, os jardins, la natura.

È dal basso, da ogni classe sociale, che deve venire il rispetto per le tradizione. Considerare una parte viva del nostro essere e non una roba ammuffita, dépêche, vecchia. Poi si può parlare, ma è importante rispettare. Se lo rispetta, progetta bene. 

Io vengo di una scuola di specializzazione nostra di Restauro a Roma dove abbiamo studenti iberici, spagnoli, portoghesi e anche sudamericani, i quali storia non sanno quasi niente, ma sono bravi architetti, sanno progettare e diventano ottimi restauratori perché capiscono le ragioni di un modo di progettare diverso nel quale la conoscenza storico-critica e il rispetto delle testimonianze materiali del passato hanno un grande ruolo. Non è che restauro mummifica o congela. restauro mumifica ou congela... Esso modifica, ma bisogna sapere decidere in qualli direzioni e con qualli misure. Ma qui un bravo e colto architetto, capace di ascoltare anche la voce di altre discipline, sa dare le risposte giuste.

Por Jéssica Rossone

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